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Lettera da san Leonardo Murialdo

Cari Operatori ENGIM,
ricorre quest’anno il 120° anniversario della mia morte terrena e della mia nascita al cielo, da dove, guardando giù, ho pensato di scriverci questa lettera, preso un po’ dalla nostalgia di quanto ho vissuto nei miei 72 anni di vita terrena.
 
Perché proprio a voi?
Perché vedo in voi di ENGIM i continuatori più diretti di quanto io ho cercato di fare per i ragazzi “poveri, orfani ed abbandonati” di Torino della seconda metà dell’800, soprattutto al Collegio Artigianelli, dove, aiutato da validissimi collaboratori ecclesiastici e laici, abbiamo accolto e ci siamo presi cura di questi ragazzi educandoli attraverso l’istruzione e la preparazione al lavoro. Grazie a quanto hanno appreso in Collegio, molti di loro hanno trovato un lavoro e si sono inseriti nella società come “onesti cittadini, laboriosi e valenti operai, sinceri e virtuosi cristiani” ed hanno contribuito non poco alla crescita sociale ed economica del nostro Paese, in tempi non certamente meno difficili degli attuali.
Oggi voi siete chiamati a continuare quella missione che io ho iniziato e per la quale io e i miei collaboratori abbiamo dato tutta la vita, che mi sta ancora tanto a cuore e per la quale voglio lasciarvi qualche benevola raccomandazione.
 
Anzitutto amate i ragazzi che vi sono affidati. Considerateli come vostri fratelli minori o, se volete, come vostri figli. Amateli e fatevi amare da loro, accogliendoli con generosa affabilità, dolcezza, pazienza, anche quando dovete aiutarli con severità. Se vi farete loro amici, tutto sarà più facile e i frutti educativi non mancheranno.
E amatevi anche fra di voi, operatori ENGIM, come membri di una grande e ben unita famiglia, perché solo nell’amicizia e nella stima reciproca si può collaborare ed operare per il bene dei ragazzi. Nessuno lavori per sé stesso, per il proprio tornaconto, con spirito di arrivismo o carrierismo, ma tutti e ciascuno unicamente per il bene dei nostri ragazzi, “ne perdantur”. 
Nel vostro lavoro siate competenti, fedeli e generosi, coniugando saggiamente giustizia e carità, sapendo che la vera giustizia è dare senza misura a chi ha più bisogno, ad imitazione del Padre celeste che fa piovere e sorgere il sole su tutti, buoni e cattivi, giusti ed ingiusti. Fate della gratuità la cifra espressiva della vostra giustizia. 
Amate la vostra città, il vostro Paese, la vostra terra, il mondo intero. Impegnatevi con tutte le vostre forze a renderlo come una casa comune, dove ci sia posto e dignità per tutti. Fate bene il bene e coltivate sempre il giusto di ciò che è buono e bello.  Impegnatevi nell’azione politica in tutti i modi a voi possibili, perché la società possa progredire sulle vie della condivisione, della giustizia, della solidarietà.
Siate costruttori di reti con tutti gli uomini di buona volontà, con le istituzioni, con quanti stanno dalla parte degli ultimi. Fatevi voce di quelli che non hanno voce, come anch’io ho cercato di fare attraverso il giornale, la buona stampa, il sostegno ai movimenti di cattolici, le proposte di legge. Oggi disponete di mezzi ed opportunità formidabili. Usateli con intelligenza e partecipate alla vita politica dando testimonianza di servizio alla verità e alla giustizia, nello spirito del Vangelo e nel solco fecondo della dottrina sociale della Chiesa.
Non accontentatevi di preparare i ragazzi al mondo del lavoro, ma datevi da fare per creare occasioni di lavoro, attraverso l’organizzazione di imprese che valorizzino l’iniziativa e la responsabilità di ciascuno, il perseguimento del bene comune, la solidarietà, la corresponsabilità. A tempi nuovi, occorrono opere nuove! C’è tanto bisogno che qualcuno dimostri che si può produrre ricchezza non per accumulare, ma per ridistribuire e condividere.
Gettate lo sguardo e il cuore oltre i confini della vostra terra, là dove ci sono ragazzi e giovani che hanno bisogno di tutto per riscattarsi da una vita segnata solo da povertà ed ingiustizia. Non potrete asciugare tutte le lacrime del mondo, ma con generosa solidarietà potrete aiutare tanti giovani a sperare in una vita migliore. 
E non vergognatevi di essere testimoni e annunciatori di di Gesù Cristo fra i giovani e nella società. Voi vivete e operate in contesti culturali e religiosi diversi da quello in cui ho vissuto io. Me ne rendo conto, ma il doveroso rispetto per tutti non soffochi in voi il desiderio di portare ai giovani, nelle forme possibili ed opportune, il messaggio che Dio ama ogni uomo in modo personale, tenero, misericordioso. Mentre li preparate ad entrare nel mondo del lavoro, sappiate indicare ai vostri ragazzi anche la via per quella vita bella del Vangelo che ci ha annunciato Gesù. “Ne perdantur!”
 
Cari operatori ENGIM,
queste mie raccomandazioni sono le stesse che rivolgevo ai miei collaboratori e che ho lasciato in eredità ai confratelli giuseppini, che le hanno trasmesse a voi. Accoglietele non come obblighi, ma come una benedizione che vi accompagna e vi sostiene. Io vi ringrazio per il tanto bene che fate e che volete ai nostri ragazzi.
Assieme a me vi benedicono la cara nostra Madre, Maria Immacolata, e il caro San Giuseppe, custode ed educatore di Gesù.
 
Con affetto di amico, fratello e padre
 
Dal cielo, maggio 2020
 
Vostro
Leonardo Murialdo
 
(grazie a don Renzo SIBONA)
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Valori

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