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ENGIM al XIII Convegno Internazionale ADAPT

Fondazione ENGIM ha partecipato al XIII Convegno Internazionale organizzato dall’International School of Higher Education in Labour and Industrial Relations di Adapt, quest'anno focalizzato sul tema VERSO UNA SOCIETÀ SENZA LAVORO? Una riflessione interdisciplinare sul cambiamento della concezione e del significato del lavoro nelle economie contemporanee. Dal 30 novembre al 2 dicembre a Bergamo, studiosi e ricercatori sono stati invitati a dare il loro contributo sui vari aspetti che incidono oggi sul senso del lavoro e sul suo spazio all’interno della vita delle persone e della costruzione della loro identità.

Sono state tantissime le riflessioni dal carattere innanzitutto internazionale e comparato ma anche e soprattutto interdisciplinare, considerati i diversi aspetti che vengono toccati da un così ampio tentativo di analisi.

Tra questi, il contributo che ENGIM ha voluto condividere con la platea internazionale si è focalizzato sull'esperienza dell'ente, che opera nel Terzo settore, in tema di cura del proprio personale. La ricerca si è avvalsa della collaborazione del prof. Daniele Marini, sociologo dell'Università di Padova e Gabriele Sepio, giurista esperto del Terzo settore.

A presentare il lavoro durante il workshop "LAVORO, DIGNITÀ e TRASFORMAZIONE" di venerdì 1° dicembre sono stati Marco Muzzarelli, direttore nazionale ENGIM, e Maria Grazia Marinò dell'Ufficio di Cura del Personale.

Qui di seguito l'abstract della ricerca.


La cura del personale che si prende cura

PERCORSI E STRUMENTI PER IL BENESSERE DEI LAVORATORI IN UN ENTE DI TERZO SETTORE
Daniele Marini – Maria Grazia Marinò – Marco Muzzarelli – Gabriele Sepio

Si è soliti pensare che gli operatori del Terzo settore traggano soddisfazione dal bene che fanno ogni giorno. È vero: operare con la consapevolezza che ogni azione ha una ricaduta sociale positiva ha un forte potere motivazionale che ripaga molte delle fatiche che ogni giorno vengono affrontate.

Questo non esonera gli enti Ets dal continuare a interrogarsi su come sia possibile aumentare il ristoro psico-fisico dei propri operatori alla ricerca del raggiungimento del cosiddetto wellbeing lavorativo e personale.
Si tratta di intraprendere un percorso articolato che vede l’utilizzo di molteplici strumenti e continui momenti di valutazione per adeguare le azioni dell’ente ai fabbisogni dei suoi operatori.
In questo senso Fondazione ENGIM, ente che si occupa di formazione e di cooperazione allo sviluppo, negli ultimi quattro anni ha fatto da apripista per altri Ets di settore.

Il percorso è iniziato quasi inconsapevolmente partendo dalla redazione del Bilancio Sociale, strumento narrativo per gli enti del Terzo settore, utile a dare evidenza dell’impatto sociale delle proprie azioni: la raccolta delle informazioni da diffondere, quasi come un’analisi interna, ha interrogato tutti i dipendenti sulle azioni intraprese da ognuno, in relazione sia alle persone che ne beneficiano, sia agli altri colleghi.
Parallelamente, grazie a un'azione che ha coinvolto tutti i collaboratori delle varie sedi formative, è stato elaborato il Codice Etico: co-partecipare alla sua definizione nel fissare i principi sui quali l’ente fonda il proprio lavoro ed orienta i comportamenti individuali ha significato riconoscersi in esso e sentirsi naturalmente in dovere di rispettarlo.
Un’indagine di clima organizzativo sulla consapevolezza e l’adesione ai valori ENGIM espressi nel Codice Etico ha evidenziato che è necessario tenere agganciati i lavoratori su essi, per garantire che il lavoro venga svolto sempre tenendo presente la mission a garanzia delle persone di cui l’ente si occupa.

Da qui la necessità per l’ente di agire per prendersi maggiormente cura di chi si prende cura (i suoi operatori) con l’attivazione di un piano di welfare pensato per riconoscere non la produttività ma la ricaduta sociale delle azioni dei lavoratori dell’ente (dall’incremento degli inserimenti lavorativi, al gradimento dei corsi di formazione, all’attivazione di contratti di apprendistato). In questo modo si è scelto di valorizzare l’impegno della forza lavoro sostenendo economicamente le esigenze familiari e personali dei dipendenti dell’ente. Si tratta di un’importante tappa del percorso che evidenzia la convinzione che la valorizzazione del dipendente, attraverso sistemi di miglioramento del suo benessere e della qualità dell’attività lavorativa, possa dare valore all’ente stesso migliorando la ricaduta sociale delle sue azioni. 
Il prendersi cura per un ente di formazione non può che passare anche dalla formazione stessa dei propri dipendenti con la convinzione che migliorare soft, hard e innovation skills possa aiutare l’individuo nell’affermazione di sé: si avviano piani formativi annuali per favorire la “crescita” degli operatori alimentandone la sete di sapere, di cambiamento, aggiornamento e formazione permanente.

Valori, competenze, welfare e necessità di prendersi cura di chi si prende cura convergono in una nuova accezione di ufficio HR e stimolano l’ente a ripensarlo come un Ufficio di Cura del Personale: un supporto costante nel tempo per favorire la crescita professionale e il benessere psicofisico dei dipendenti, oltre a garantire che i neoassunti, in aggiunta alle giuste competenze tecnico-professionali, aderiscano ai valori di riferimento espressi nel codice etico. Si tratta di un vero e proprio coaching in ingresso e lungo il percorso professionale che, per garantire capillarità e costanza, ha visto la necessità di formare al meglio i livelli manageriali in un ambiente di formazione e di condivisione. Nascono le comunità di pratica dei responsabili di ENGIM: luoghi in cui condividere le conoscenze e le esperienze (positive ma anche di fallimento) in una reciproca attenzione l’uno verso l’altro con l’obiettivo di “allenare” ogni Responsabile ad essere un po’ Ufficio che si prende cura del personale con cui opera quotidianamente.
Mentre tutto il personale, con strumenti di Analisi di clima organizzativo, viene interrogato ogni anno per misurare la soddisfazione a tutti i livelli, per l’azione sui manager è indispensabile l’uso di strumenti che permettano di mettere in un processo di miglioramento continuo i manager stessi, oltre a monitorare il loro benessere e la loro capacità di relazionarsi e valorizzare le persone con le quali lavorano. Tra questi, l’uso di strumenti che promuovono la cultura del feedback e della valutazione, permette di migliorare costantemente la capacità del management di prendersi cura delle proprie risorse umane migliorando a tutti i livelli la soddisfazione nell’operato e la percezione di sé.

Fondazione ENGIM agisce ancora oggi sul motto di san Leonardo Murialdo “Fare il bene e farlo bene”: fare bene dal punto di vista della prestazione professionale si sovrappone al farlo bene, cioè operare con l’attenzione ai valori che contraddistinguono l’ente nelle sue azioni a favore della collettività. La felicità del dipendente si sovrappone con quello delle persone che si rivolgono all’ente.
All’interno di un qualsiasi ente del Terzo settore non ci si può aspettare esclusivamente una misurazione della prestazione professionale per misurare la felicità, ma è necessario considerare anche l’adesione a quello che si sta facendo. Per essere felici al lavoro e del lavoro in un Ets, l’adesione ai valori diventa fondamentale per la felicità dell’individuo e per ottenere la miglior prestazione professionale a beneficio della collettività.

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Eventi

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