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Dalla scuola al lavoro: una sfida educativa

In una società in cui velocemente cambiano professioni ed economie, come possono i giovani immaginare il loro futuro?
Quali strumenti possiamo fornire ai ragazzi, attraverso i percorsi di formazione professionale, perché possano affrontare il domani con sicurezza e con le giuste competenze?

Tra le conseguenze dell’attuale contesto socio-economico, si rileva che i ragazzi raggiungono sempre più tardi l’autonomia economica-professionale e diventano sempre più passivi nella ricerca del loro futuro; significativo è il numero di NEET, in costante aumento soprattutto tra le famiglie di cultura medio-alta.

Per far fronte a tale scenario, ENGIM ha colto le opportunità offerte dal sistema duale e ha scelto di innovare la formazione professionale riconsiderando il LAVORO come una SFIDA EDUCATIVA, guardando al successo occupazionale solo come uno tra gli obiettivi da raggiungere: diventano prioritari la crescita e l’affermazione dei giovani come individui attivi nella società e, in questo processo, si rivela indispensabile il dialogo tra l’ente di formazione professionale, le imprese e le istituzioni.
Negli ultimi anni ENGIM ha iniziato a concretizzare quello che a livello europeo viene chiamato work based learning, ovvero l’apprendimento in contesto lavorativo. Con la consapevolezza che l’ambiente lavorativo non può essere riprodotto esclusivamente in laboratori ben attrezzati, si fanno strada idee come l’IMPRESA FORMATIVA e la COMPANY ACADEMY.
Nell’impresa formativa non simulata, gli allievi non assistono solo alle lezioni in classe/laboratorio ma si recano in un’azienda che li accoglie e che in quel momento diventa aula; non è uno stage/tirocinio ma è l’equivalente dello stare a scuola. È una reale opportunità di crescita perché l’impresa formativa mette a disposizione un ambiente alternativo in cui migliorare la lingua straniera o la matematica, per esempio, dove scuola e lavoro si sovrappongono.
Le company academy, invece, nascono ripensando a modelli che nel recente passato hanno fatto storia, come la Scuola Allievi Fiat: vere e proprie scuole che formavano i giovani alle competenze necessarie all’azienda e finalizzate all’assunzione. Nelle company academy promosse in collaborazione con ENGIM, tutti gli allievi partecipanti sono assunti in apprendistato di primo livello dall’azienda partner, che li forma già come dipendenti, con l’obiettivo di costruire un rapporto lavorativo di lunga durata.
È così che le imprese partner iniziano a condividere con l’ente formativo il percorso educativo dei giovani, consapevoli che la fertilità di un territorio sta anche nei ragazzi che loro stessi si offrono di accompagnare: il sistema duale non è solo una sfida tecnico-formativa, ma diventa anche un’occasione di confronto sul piano educativo lungo un percorso che coinvolge anche giovanissimi (16-17 anni).
Qui si insinua la difficoltà maggiore: i giovani allievi sono pronti a cogliere e accogliere il cambiamento? Sono pronti a fare il salto dalla scuola al contesto lavorativo facendo appello a resilienza e autonomia?
In questo senso, si può intervenire cercando di trasmetter loro le cosiddette life e soft skills, competenze trasversali necessarie per affrontare la vita: accanto al SAPERE, SAPER FARE e SAPER ESSERE, s’inserisce il SAPER DIVENTARE, un’abilità assai più complessa, che richiede un atteggiamento, un’attitudine che trova espressione solo se l’individuo ha imparato come attivare le capacità apprese. La formazione professionale non deve solo valutare le competenze acquisite dai ragazzi, ma dar loro gli strumenti per sapere come attivarle nel contesto lavorativo e nella vita.
Bisogna essere buoni maestri al fianco dei nostri giovani.
 

Dall’intervento del Direttore operativo nazionale Marco Muzzarelli
all’incontro della Commissione per l’Educazione di ACRI
Roma, 03/12/2019

 

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