La pandemia ci ha obbligati all’incontro virtuale, sicuramente più arido del faccia a faccia. Ma se c’è un vantaggio in tutto questo, è che le “stanze virtuali” non hanno limiti di capienza. Così Cantiere ENGIM, percorso di formazione socio-politica finora previsto per un numero limitato di collaboratori, nella web edition del 13-14-15 maggio 2020 è diventato occasione formativa aperta a tutto il personale dell’Ente e anche ad alcuni “esterni”.
Sono state tre giornate intense di incontri in webconference in cui si sono alternati relatori di alto livello, che hanno condiviso contributi profondi, coinvolgenti e illuminanti.
Joshstrom Kureethadam, coordinatore del Settore di Ecologia e Creato nel Dicastero del Vaticano per lo Sviluppo Umano Integrale, ha dato il via a Cantiere ENGIM con una riflessione sul significato di ecologia integrale, intesa come metafisica dell’interrelazionalità. Sono sette gli elementi necessari perché sia vera ecologia integrale: intendere la Terra come casa comune e tutti noi come la famiglia che la abita; avviarci ad una comprensione olistica della crisi ecologica; riconoscere le radici molteplici della crisi; tentare risposte a vari livelli; abbracciare tutti, cominciando dagli ultimi; intraprendere questo cammino come sfida educativa; aprirsi ad una visione trascendentale dell’esistenza.
Luigino Bruni, presidente della Scuola di Economia Civile, saggista e editorialista di Avvenire, ha condotto i partecipanti a riflettere su quanto abbiamo appreso dal lockdown: abbiamo riscoperto i beni relazionali e l’importanza del lavoro, proprio quando la vita, senza chiederci permesso, ci ha privati di tutto questo. Una riflessione ricca e profonda, che ha toccato la riscoperta del valore economico del lavoro domestico, la valorizzazione dei mestieri della “cura” e i limiti dello smartworking, in cui la creatività non può far affidamento alla compresenza e socialità, elementi indispensabili perché si avviino azioni generative.
Giovedì 14 maggio, il professor Simone Morandini ha puntato i riflettori sulla relazione tra la crisi del creato e quella della persona, cercando le radici umane della crisi ecologica. Il nostro pianeta è diventato un ANTROPOCENE, completamente condizionato dalla mano dell’uomo. Ora è indispensabile iniziare a pensare al lavoro non come uso della terra per l’immediato bisogno dell’uomo, ma come azione del “coltivare” e “custodire” le risorse, non per degradarle.
Il professor Alessandro Rosina dell’Istituto Toniolo ha illustrato i risultati del "Rapporto Giovani" per sollecitare il pensiero sugli scenari possibili che vedranno coinvolti i giovani del nostro paese. Per evitare che l’esclusione e il senso di demotivazione che pervadeva i nostri ragazzi già prima del Covid-19 renda impossibile la crescita del nostro Paese, è necessario ripartire mettendo da parte le debolezze del vecchio sistema. Dobbiamo immaginare ora l’Italia che vogliamo fra 5-10 anni e preparare i giovani alle giuste competenze perché possano far parte di quel futuro, chiamati ad essere gli attori principali, motivati e coinvolti nelle decisioni economiche, politiche e sociali.
La mattinata di venerdì 15 è servita a fare luce su come ENGIM intende ripensare la formazione nel dopo emergenza, a fare il punto sul Codice Etico dell’Ente e a pensare a come fare sintesi di tutto quanto è stato esposto dai relatori per mettere in pratica uno sviluppo sostenibile dei nostri CFP. Ai partecipanti è stato chiesto un esercizio di analisi e proposta su uno di questi fronti, per un'elaborazione corale da esporre durante la Summer School di ENGIM.
Padre Antonio Lucente ha chiuso questa seconda edizione di Cantiere ENGIM con queste parole:
«L’IO egoista della società non regge più. Il NOI deve essere il soggetto principale del nostro essere, soprattutto nel nostro impegno come formatori. Noi crediamo in una economia della speranza resistente, un'economia virtuosa basata sulle relazioni umane, che promuove la cooperazione e si impegna a sostenere una riduzione delle emissioni, dei consumi, sempre attenta al riciclo. Abbiamo bisogno di riconoscere un modello di sviluppo, perché il nostro compito vocazionale, carismatico, si deve compiere in vista di uno sviluppo sostenibile e integrale per la lotta contro la povertà e in favore degli esclusi. È la nostra eredità.
Vulnerabilità, cura, interdipendenza, comunione; ed ancora immaginare, inventare, conoscere, agire, sono parole che diventano azioni e che ci devono guidare in questa nuova fase. Noi sappiamo da che parte stare. Queste giornate hanno rappresentato un invito ad una lungimiranza resiliente che sosterrà la formazione educativa. Noi siamo fedeli a un dono che è capace di sostenere un'idea alta come formatori in ENGIM».
Arrivederci a Cantiere ENGIM di luglio, previsto nella sede di Bergamo o ancora in web conference.
NB: è possibile rivedere gli interventi e i materiali condivisi, compreso il project work da realizzare per la Summer School di luglio, accedendo alla piattaforma FAD ENGIM con le proprie credenziali di accesso.
Se non hai accesso alla piattaforma FAD ENGIM o per informazioni, scrivere a comunicazione@engim.org