Riflessioni Ne Perdantur
La parola scomoda. fede, coscienza e verità in tempi di confusione
In un tempo in cui la parola si fa spesso strumento di potere e la verità rischia di essere sacrificata sull’altare del consenso, sento il bisogno di condividere con voi una riflessione che nasce dall’ascolto della storia e del Vangelo. Lo faccio lasciandomi provocare dalle parole – scomode ma luminose – di don Primo Mazzolari, che già nel 1945 denunciava con coraggio la strumentalizzazione di valori profondi come la religione, la patria, la famiglia.
Scriveva: “Ed ecco lo spettacolo [...] di uomini senza fede che si dichiarano per la religione; di senza patria, che s’accendono di furore nazionalistico; di corrotti celibatari, che esaltano la santità della famiglia. [...] Si assumono la tremenda responsabilità di puntellare un ordine sociale che è la negazione dell’ordine cristiano.”
Non possiamo restare indifferenti. Anche oggi assistiamo a dinamiche simili, in cui l’invocazione dei valori evangelici viene spesso svuotata di senso per legittimare interessi di parte o visioni che nulla hanno a che fare con la giustizia del Regno. Si alzano crociate “pro aris et focis”, in difesa di un’identità cristiana ridotta a bandiera, dimenticando che il Vangelo non si impone: si testimonia, si vive, si dona.
Siamo chiamati a vigilare. A riconoscere che la fede non può essere usata come strumento di propaganda. Che la verità non si manipola. Che la coscienza non si compra. L’impegno cristiano non consiste nel difendere un “ordine costituito”, ma nel costruire, con pazienza e radicalità, un ordine nuovo, evangelico, umano, giusto.
La Scrittura è chiara. I profeti – da Isaia a Geremia – gridano contro i culti svuotati, contro il potere che si traveste di religiosità, contro il popolo che si lascia sedurre da chi promette sicurezza anziché giustizia.
Anche Gesù smaschera l’ipocrisia di chi si aggrappa alla Legge per opprimere, mentre dimentica la misericordia, la verità, la compassione.
E allora, che fare?
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Educhiamoci ed educhiamo alla coscienza.
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Riconosciamo le ambiguità del presente, senza rassegnazione né ingenuità.
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Restiamo liberi e trasparenti, anche a costo di risultare scomodi.
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Scegliamo di stare dalla parte degli ultimi, degli esclusi, degli oppressi: perché lì sta Cristo.
In questo tempo complesso, abbiamo bisogno di cristiani che non prestino il Vangelo come alibi per interessi di potere, ma che vivano il Vangelo come seme di libertà, di giustizia e di pace.
Con fraterna stima e nella speranza operosa, Buon lavoro e… che il Vangelo resti sempre parola viva e non parola usata.
padre Antonio Teodoro Lucente
Presidente ENGIM